venerdì 11 luglio 2008

Un po' Remi e un po' Calimero

Oggi non ho il solito sorriso a 32 carati che mi contraddistingue sempre.
Il pensiero che stia arrivando un nipotino/a mi eccita, mi esalta, ma mi spaventa.
Cos'è davvero una zia? E come si può diventarlo a tutti gli effetti?
Sarò capace di insegnargli/insegnarle tutto quello che le servirà per vivere bene?
Ma se neanch'io sono in grado di saperlo nella mia vita incasinata, come potrò farglielo capire?
Mi sento già una pessima zia, una di quelle che vengono solo per struccarti le guancie e riempirti di caramelle. Ma che non si preoccupano mai davvero per te, non guardano al di là dei tuoi occhi. Forse perché tutta la mia famiglia è sempre stata così superficiale. Tutta, tranne mia sorella.
Io su di lei non ho alcun dubbio che saprà essere una mamma speciale. Su di me non ho la stessa certezza. Mi sento un po' Remi e un po' Calimero, oggi.

lunedì 16 giugno 2008

Mi commuovo guardando Nemo!

Ieri sono stata tutto il giorno con mia sorella. Ancora non si vede il pancino, lei dice sia normale.
Mi ha confessato di essere felice, al settimo cielo, ma anche di aver paura di non saper essere la madre che vorrebbe. Lei? Lei che è sempre stata la figlia modello, la sorella perfetta, lei non dovrebbe essere una mammina ideale? Ne dubito fortemente...
E così le ho detto che non conosco nessuna persona in grado di essere mamma quanto lei, e le ho fatto ricordare che da piccola con le sue bambole ci giocava come fossero loro figlie (mentre le mie le riduceva sempre senza capelli e sempre nude...). Persino quando mamma la sgridava, lei prendeva la sua bimba di pezza e la rimproverava a tal punto che sembrava la signorina Rottermayer! Quando gliel'ho raccontato si è messa a ridere e mi ha abbracciata forte...
Dopo ci siamo seduti sul divano a guardare un cartone animato, e io mi sono emozionata a tal punto che mi sono commossa persino guardando Nemo! E' incredibile! La mia emotività in questi giorni è messa a duro sforzo...
Quando ci siamo salutate ho sentito la voglia di darle qualcosa, ma non avevo niente a parte un bacio. E ora vorrei farle un regalo. Qualcosa di speciale, che le faccia sentire il mio affetto, ma che non le potessi regalare in qualsiasi periodo della sua vita, ma proprio adesso, nella sua maternità...
Avete consigli in merito da darmi?

lunedì 9 giugno 2008

Dove tutto ebbe inizio

"Siamo in ritardo, siamo in ritardo!" ecco cosa pensavo ieri sera ogni volta che continuavo a guardare l'orologio.
Mi ero attardata al telefono con Sofia, la mia migliore amica, e non mi ero resa conto dell'orario. Ero ancora in accappatoio quando ho realizzato, tutto d'un tratto, che erano le 20:00, esattamente l'ora in cui sarei dovuta entrare con un sorriso smagliante a casa di mia sorella.

Ho quindi sbattuto giù il telefono (Sofia scusa!), mi sono precitata nell'armadio e, non avendo tempo di litigare con lo specchio, mi sono infilata il primo vestito decente che ho trovato, ho riempito la borsa di trucchi e ho trascinato fuori di casa Alessio, che stava comodamente guardando la Formula Uno sul divano.
Mentre lui guidava io mi truccavo, attenta a non conficcarmi la matita kajal nell'occhio.
Quando siamo arrivati a casa di Matilda, mia sorella, ho ringraziato il Cielo di non sembrare un Picasso. Lei aveva un’aria strana, era euforica a tal punto che mi stavo chiedendo se avesse appena fumato la prima canna della sua vita.

Mentre stavo salutando tutta la mia famiglia (mi sembrava di essere il Papa in visita pastorale) ho notato l’espressione interrogativa di mia mamma in pieno stile Jessica Fletcher. Non ho avuto il tempo di capire qualcosa in più perché mi sono ritrovata scaraventata a tavola con Alessio imbronciato perché non aveva potuto finire di vedere la Formula Uno, un bicchiere di rosso in mano e la voce di mia sorella che diceva “Famiglia, devo dirvi una cosa”.

Ci siamo girati tutti verso di lei in perfetta sincronia, tutti con lo stesso punto di domanda stampato in viso. In quel momento lei ha iniziato a sudare, e l’ho vista impacciata come quando da bambine veniva da me a chiedermi scusa per aver tagliato i capelli delle mie Barbie.

Credo che in quel momento Matilda abbia dimenticato il discorso perfetto che si era preparata e così quello che ha detto è risuonato per la sala da pranzo come le parole di una perfetta dislessica, o di chi ha imparato l’italiano da due settimane.

“Sono diventata incinta”.

Poi si è seduta ed è scoppiata vistosamente a piangere. Io e la mamma non ci siamo perse l’occasione di commuoverci un po’ tutte insieme appassionatamente, mentre gli uomini ci prendevano in giro.

E ora eccomi qui. Pronta (?) a diventare zia.